Ricerca

Gino Bruni

Il mio blog

Categoria

Biciclette

60° Trofeo Laigueglia: la stagione del grande ciclismo in Italia riparte a bordo di Suzuki Hybrid

– Il Trofeo Laigueglia, la prima classica italiana nel calendario ciclistico italiano e internazionale, sceglie Suzuki come Auto della 60° edizione

 – Al via 20 team, che schierano alcuni tra i più forti campioni in circolazione

 – Suzuki conferma il suo impegno nel mondo del ciclismo

Con l’inizio del mese di marzo, il Trofeo Laigueglia apre, come da tradizione, la stagione italiana del grande ciclismo professionistico su strada.
L’organizzazione del Trofeo Laigueglia, giunto quest’anno alla sua 60° edizione, ha scelto Suzuki come l’Auto di questa importante storica edizione che si correrà il 1° marzo.
Suzuki per l’occasione fornirà una flotta di auto ibride a supporto della gara e dei ciclisti in corsa. A organizzare la celebre gara ligure sarà per la prima volta lo staff di ExtraGiro, lo stesso gruppo artefice dal rilancio del Giro d’Italia Giovani e che nel 2020 ha allestito a tempo di record i Campionati del Mondo di Imola.

Un legame profondo con il pedale
Suzuki vede in chiunque pedali un’espressione della sua filosofia valoriale legata alla passione e al rispetto dell’ambiente. Che lo faccia per diletto, per sport o per la propria mobilità quotidiana, chi va in bicicletta è espressione di libertà e conduce una vita attiva, a contatto con la natura e nel suo massimo rispetto.
Quando poi si parla di agonisti di alto livello, emerge un’altra chiara similitudine. Questi ciclisti sono un esempio di determinazione nel cercare di migliorarsi e di superare i propri limiti. Il loro impegno ricorda quello che mette Suzuki per sviluppare prodotti innovativi, affidabili, efficienti e piacevoli da offrire alla propria clientela.

Tutto pronto per la gara
Al via della 60° edizione del Trofeo Laigueglia ci saranno 20 squadre, di cui ben nove del circuito World Tour, cui se ne aggiungeranno sei Professional e cinque Continental. Tra le loro fila saranno presenti alcune delle stelle più brillanti del firmamento internazionale, desiderose di aggiungere il loro nome a un Albo d’Oro in cui figurano personaggi come Merckx, Dancelli, Bitossi, Baronchelli, Maertens, De Vlaeminck, Saronni, Ballan e Pozzato.
Alla partenza, tra gli atleti più attesi figurano Richard Carapaz, campione olimpico in carica, ed Egan Bernal, già vincitore del Tour de France e del Giro d’Italia, oltre agli ex campioni del mondo Michał Kwiatkowski e Rui Costa, mentre a tenere alto il Tricolore saranno tra gli altri Alberto Bettiol, Simone Consonni, Andrea Piccolo, Lorenzo Rota, Diego Ulissi, Alessandro Covi, Giulio Ciccone, Antonio Tiberi, Dario Cataldo, Lorenzo Fortunato e Andrea Vendrame.
I campioni si confronteranno su un tracciato di 201 km ben noto agli appassionati e che ha sempre regalato intense emozioni. Il plotone dovrà affrontare due Gran Premi della Montagna (Paravenna, al km 68, e Testico, al km 122), prima di far rientro a Laigueglia per ripetere quattro volte un circuito finale di circa 11 km, con la salita di Colla Micheri e Capo Mele.

Suzuki, tradizione e innovazione dal 1909
Suzuki Motor Corporation è un costruttore di automobili, motocicli e motori fuoribordo.
Suzuki nasce nel 1909 da un’idea imprenditoriale di Michio Suzuki, che, nella cittadina di Hamamatsu, in Giappone, costruisce uno stabilimento per la produzione di telai tessili. Nel 1920 il laboratorio Suzuki Loom Works diventa Suzuki Loom Manufacturing Co, e nel 1952 viene introdotta la prima bicicletta motorizzata, la Power Free. Nel 1954 Suzuki diventa Suzuki Motor Corporation Ltd e nel 1955 nasce Suzulight, la prima automobile, seguita nel 1965 dal primo motore fuoribordo, il D55. Nel 1970 debutta Jimny LJ10, il primo 4×4 e nello stesso anno appare il mini MPV Carry L40V, 100% elettrico.
Da allora in avanti, l’attività industriale nei differenti settori ha proseguito il suo incessante cammino di crescita puntando su tecnologia, affidabilità, design e innovazione.

Economia: l’industria ciclistica nella strategia dell’UE

Il Parlamento europeo approva una risoluzione per chiederne il riconoscimento e il sostegno alla Commissione e agli Stati membri, il plauso di ANCMA

Favorire la produzione di biciclette e componenti “Made in Europe”, sostenere gli investimenti in ricerca e sviluppo dell’industria di riferimento, promuovere l’utilizzo in sicurezza, l’infrastrutturazione ciclabile e l’intermodalità. E poi ancora: rilanciare il ruolo cruciale della bicicletta nella mobilità urbana, nello sport, nel turismo e, soprattutto, l’importanza economica e strategica del settore ciclo. Sono questi solo alcuni dei principali obiettivi contenuti nella risoluzione approvata oggi dal Parlamento europeo, attraverso cui l’assemblea eletta chiede il riconoscimento dell’industria ciclistica nella strategia industriale dell’UE.

Il documento votato esorta quindi la Commissione europea e gli Stati membri a considerare il contributo significativo dell’industria ciclistica all’economia europea e il suo potenziale di crescita futura. E per questo il Parlamento europeo sottolinea la necessità di un maggiore sostegno da parte dell’UE agli investimenti del comparto volti, ad esempio, a incentivare processi di reshoring e di tutela delle catene di fornitura, alla creazione di cluster ciclistici e alla formazione professionale, stimolando così la competitività dell’industria europea.

L’atto di indirizzo del Parlamento europeo è stato accolto “con entusiasmo” in Italia della rappresentanza delle imprese del settore, Confindustria ANCMA (Associazione Nazionale Ciclo Motociclo Accessori). In una nota diffusa oggi il presidente dei produttori e distributori italiani Paolo Magri sottolinea il “buon esisto di un lavoro condotto anche grazie alla preziosa azione dell’associazione europea CONEBI. Quello del Parlamento europeo è un atto forte, che costituisce l’inizio di un percorso di dialogo anche con il Governo nazionale, che ci auguriamo concreto e proficuo, soprattutto per il nostro Paese che, con oltre il 20%, detiene saldamente il primo posto nell’Eurozona per produzione”.

Mobilità urbana: due ruote sempre più protagoniste

Infrastrutture ciclabili (metri equivalenti per abitante) – Reggio Emilia, Cuneo, Lodi, Verbania e Treviso.

Parcheggi biciclette presso stazioni ferroviarie – Bologna, Firenze, Ferrara, Piacenza e Treviso.

Bike sharing – Milano, Padova, Mantova, Bologna e Vicenza compongono il poker per numero di bici ogni 1.000 abitanti, mentre la top 5 per abbonati per 1.000 abitanti è invece composta nell’ordine da Mantova, Firenze, Reggio Emilia, Pesaro e Brescia.

Concentrazione moto nelle città partecipanti al focus (veicoli per 100 abitanti) – Imperia, Savona, Pesaro, Catania e Trieste.

Disponibilità parcheggi moto (stalli per 1.000 abitanti) – Firenze, Aosta, La Spezia, Imperia e Savona.

Bike e scooter sharing, sicurezza, disponibilità parcheggi e stazioni di ricarica veicoli elettrici: dal settimo rapporto dell’Osservatorio promosso da ANCMA e Legambiente, in collaborazione con Ambiente Italia, la fotografia delle politiche locali in favore di ciclisti e motociclisti

Crescono gli spostamenti privati su due ruote a pedale e motorizzate, aumenta ancora, anche se in modo modesto, la disponibilità media di piste ciclabili dopo l’impennata del 2020 e tornano a salire complessivamente le opportunità di sharing mobility e il loro utilizzo, con una marcata prevalenza dei monopattini. Ancora limitato invece l’accesso alle corsie preferenziali per i motocicli, mentre aumentano i punti di ricarica per veicoli elettrici, ma è sempre troppo bassa l’attenzione alla sicurezza di motociclisti e scooteristi da parte delle amministrazioni locali. È quanto emerge dal settimo rapporto dell’Osservatorio Focus2R, la ricerca promossa da Confindustria ANCMA (Associazione Nazionale Ciclo Motociclo Accessori) con Legambiente, elaborato dalla società di consulenza Ambiente Italia e presentato stamane a Milano, attraverso un evento a cui hanno partecipato anche gli assessori con deleghe alla mobilità dei comuni di Milano, Parma, Genova e Palermo.

L’indagine, frutto di uno specifico questionario inviato nel corso del 2021, assieme allo storico e più articolato questionario sull’Ecosistema Urbano di Legambiente, a 106 Comuni capoluogo e a cui hanno risposto 94 amministrazioni, fornisce oggi la più completa e aggiornata panoramica delle politiche introdotte dai Comuni capoluogo di provincia italiani e dedicate a ciclisti urbani e motociclisti. Il report rende quindi disponibili informazioni esclusive su piste ciclabili, sharing mobility, parcheggi dedicati e tanti altri aspetti legati alla mobilità su due ruote nei centri urbani fornite direttamente dai governi locali.

Malgrado si confermi ancora profondo il divario tra Nord e Sud del Paese nelle misure introdotte, l’ultima rilevazione descrive comunque, tra luci ed ombre, una progressiva ascesa dell’attenzione alla mobilità su due ruote nell’agenda politica delle città italiane. Un incremento che ha riguardato i principali indicatori del report, ma che si dimostra ancora non proporzionale all’andamento del mercato di biciclette e motocicli e alla loro presenza in ambito urbano. I dati di vendita parlano infatti di oltre 1,9 milioni di biciclette vendute, con una crescita del 5% per le e-bike (dato 2021), mentre ciclomotori, scooter e moto ripetono il successo dell’anno scorso con oltre 291mila veicoli immatricolati nel 2022 (+0,95% su 2021).

BICICLETTE – Entrando nel vivo dei risultati del rapporto, dall’universo della mobilità a pedali arrivano importanti conferme per quanto riguarda il numero di comuni in cui è consentito il trasporto di biciclette sui mezzi pubblici (58%) e quello delle città che hanno allestito postazioni di interscambio bici in tutte o almeno in una stazione ferroviaria: da 74% del 2020 al 77% del 2021. Solo buone le notizie sul fronte dell’infrastrutturazione, con la disponibilità media di piste ciclabili che, dopo l’exploit del 2020, raggiunge 9,86 metri equivalenti ogni 100 abitanti (era 9,5 nel 2020, +38% rispetto al 2015). Per quanto riguarda i servizi di bike sharing, indagata anche attraverso i dati dell’osservatorio Nazionale Sharing Mobility, Milano, Torino, Bologna, Firenze e Padova contano, da sole, il 71% della flotta complessivamente disponibile in tutti i capoluoghi.

Inoltre, nel 2021 il numero complessivo di bici in sharing a stazione fissa è di 12.184 di cui 2.272 a pedalata assistita e 9.912 tradizionali, in aumento rispetto al 2020 rispettivamente del 2,7% e del 7%. Tra le città con il maggior numero di prelievi troviamo Milano, Brescia, Firenze, Padova, Torino e Bologna, tutte attorno al milione di prelievi annui, tranne Milano che registra 4 milioni di prelievi nel 2021. Il numero di prelievi totali annui aumenta del 7% rispetto all’anno precedente. Cresce infine anche la percentuale di comuni dove sono disponibili punti di ricarica elettrici delle biciclette a pedalata assistita, che passa dal 38% del 2015 al 46% del 2021 (era il 42% nel 2020).

MOTOCICLI – Con una media di 13,53 motocicli ogni 100 abitanti (erano 12,5 nel 2017), cresce nelle città italiane anche l’utilizzo di ciclomotori, moto e scooter. Come anticipato, sul fronte delle due ruote motorizzate, dove si assiste ad un importante crescita percentuale anche del mercato elettrico (+59%), rimane complessivamente ancora limitato l’accesso alle corsie riservate ai mezzi pubblici: una possibilità non permessa infatti nell’89% delle città. Rispetto al 2020 diminuisce infatti il numero dei capoluoghi in cui l’accesso è consentito in tutte o nella maggior parte delle corsie, passando da 8 a 3 (Taranto, Imperia e Venezia). L’ingresso è invece permesso solo in alcune corsie a Bergamo, Como, Genova, Milano e Reggio Calabria, che rappresentando il 6% delle città.

Poco confortanti anche i dati che riguardano la sicurezza. Rimane infatti pressoché invariato il numero dei comuni che scelgono di puntare sull’estensione di strade dotate di guardrail con specifiche protezioni a tutela dell’incolumità dei motociclisti in caso di impatto e peggiora anche il dato sul miglioramento della sicurezza negli strumenti di pianificazione comunale, che non è percepito come una priorità per il 39% città interessate dallo studio. Per quanto riguarda la mobilità condivisa, nel 2021 lo sharing di moto e scooter elettrici risulta disponibile in 14 comuni, 6 in più rispetto al 2020 e 11 in più rispetto al 2015. In crescita, infine, anche la percentuale di città dove sono disponibili punti di ricarica dei veicoli elettrici, che aumenta passando dal 62% del 2020 e al 65% nel 2021 (era il 42% nel 2015).

MONOPATTINI – In forte crescita la diffusione dei servizi di monopattino-sharing, che nel 2021 ha registrato la metà dei noleggi totali fatti in Italia (17,8 milioni) e raddoppiato il numero di noleggi del 2020. Dai dati del Sesto Rapporto Nazionale sulla Sharing Mobility emerge che il 52% dell’intera flotta di mobilità condivisa (carsharing, scooter sharing, bikesharing, monopattino-sharing) è rappresentata dai monopattini. Nel 2021 il 41% tra le 98 città che hanno fornito una risposta dichiara di avere un servizio di sharing di monopattini elettrici. Roma registra il maggior numero di veicoli (14.500), seguita da Milano (5.250) e Reggio Emilia con 1.600 veicoli disponibili.

Bari, con 1.500 veicoli, e Pescara, con 500 veicoli, manifestano un alto utilizzo di tali mezzi rispetto alle altre città con rispettivamente 1.569.435 e 592.002 prelievi annui effettuati. Per quanto riguarda infine gli incidenti con lesioni a persone che coinvolgono i monopattini elettrici sono stati registrati 2.000 incidenti con 2.107 feriti e 10 morti.

 “Questo lavoro – ha sottolineato il presidente di ANCMA Paolo Magri – ci permette ogni anno di accendere i riflettori sulle buone pratiche dei Comuni, ma anche di illuminare le tante zone d’ombra, come il tema della sicurezza, che contraddistinguono ancora la pianificazione della mobilità urbana. È evidente che le due ruote sono sempre più una risposta alla nuova domanda di spostamenti che viene dalla città: per questo chiediamo maggiore attenzione a tutti i livelli e guardiamo con preoccupazione ai tagli degli investimenti su infrastrutturazione ciclabile e sicurezza. Al contempo siamo anche convinti che la discussione sulla mobilità urbana non possa sicuramente tralasciare i motocicli, che rappresentano una soluzione di mobilità individuale fruibile, sostenibile e molto apprezzata dai cittadini”.

 “Il report che presentiamo – sottolinea il Presidente di Legambiente Stefano Ciafani – dimostra ulteriormente come l’intero sistema della mobilità sia in continuo cambiamento, verso modalità di spostamento più semplici, sostenibili, pratiche per muoversi in città. Soprattutto le bici, con la crescita delle e-bike, la micromobilità elettrica e l’attenzione delle amministrazioni verso le zone a 30 km/h raccontano in modo impeccabile dove sia già la città del futuro. Quello che serve con urgenza è però un impegno chiaro del Governo, oltre che dei Sindaci, per la drastica riduzione delle stragi stradali, l’integrazione tra le diverse composizioni modali di trasporto, il rispetto degli impegni climatici. Le vite ogni giorno a repentaglio sulle strade urbane possono essere infatti salvaguardate solo attraverso nuove ed efficaci politiche, come le città30 che finalmente anche alcune amministrazioni italiane stanno avendo il coraggio di adottare. Politiche urbane che nel loro insieme cambino le città, le strade, il sistema della mobilità, gli stili di vita e di guida, per fermare crisi climatica e strage stradale”.

Le nuove e-bike Lancia, in collaborazione con il marchio Platum.

Dalla collaborazione tra il Brand Lancia e l’azienda italiana Platum, leader nella ricerca e sviluppo della mobilità elettrica, sono stati creati quattro diversi modelli di biciclette, ognuna della quali racconta l’unione di due marchi dai valori condivisi di italianità, eleganza, attenzione verso la sostenibilità, cura dei dettagli e uno stile sempre contemporaneo.

Leader indiscussa del segmento B in Italia e seconda vettura più venduta del mercato, la Lancia Ypsilon vanta quattro generazioni, oltre tre milioni di unità vendute e 36 serie speciali. La city car del segmento B più amata dalle donne italiane grazie alla motorizzazione ibrida consente l’ingresso nei centri cittadini per una mobilità sostenibile e nel suo bagagliaio può essere riposta comodamente una delle nuove e-bike Platum con il marchio Lancia, creando così un perfetto connubio per una mobilità sempre più sostenibile e innovativa per le generazioni future.

 Le quattro e-bike sono dotate di leva freno con sensore di stacco motore, che migliora le prestazioni dell’impianto frenante. La gestione delle funzioni principali, come accensione, luci e selezione fra tre livelli di assistenza, avviene tramite il display LED waterproof.

 Lancia Ypsilon Brio è l’e-bike pieghevole dedicata a persone che cercano un mezzo leggero ed agile per muoversi in città. Grazie alla possibilità di ripiegare il telaio in alluminio e alle dimensioni ridotte delle ruote (20’’ x 2,125”), l’e-bike può essere trasportata facilmente su mezzi pubblici e privati. Il motore posteriore brushless Bafang da 250W e la batteria da 36V 7.8Ah 281Wh permettono di, pedalando fino a 60km ad una velocità massima di 25 km/h. La sacca porta-bici inclusa come dotazione di serie custodisce la bici durante il trasporto.

 La Lancia Ypsilon Incanto e la Lancia Estro riprendono nelle linee lo stile classico delle intramontabili bici da donna e da uomo, riproponendolo in una nuova versione elettrica. Le e-bike montano un motore Bafang da 36V 250W e una batteria da 36V 10.4Ah 374Wh, per percorrere fino a 70km con una sola carica. Le grandi ruote, rispettivamente da 26’’ x 1.75’’ e da 700 x 38c, conferiscono al mezzo stabilità ed agilità, mentre le sospensioni montate sulla forcella anteriore attutiscono le irregolarità dalla strada, offrendo maggiore comfort. Il cambio SHIMANO 7 rapporti, inoltre, assicura una gestione ottimale dell’e-bike. L’acquisto dell’e-bike Incanto include in omaggio un cestino anteriore, l’e-bike Estro include l’omaggio di comode borse posteriori laterali.

 Lancia Genio è una trekking e-bike pensata per muoversi dentro e fuori le città, grazie a ruote più larghe (27.5” x 2.1) che si adattano anche all’utilizzo su strade bianche e brevi tratti di sterrato.  Lancia Ypsilon Genio monta un cambio SHIMANO 7 rapporti, motore Bafang da 36V 250W e una batteria da 36V 10.4Ah 374Wh, in grado di coprire fino a 70km con una sola carica. La forcella anteriore è ammortizzata per garantire maggiore comfort in caso di manto stradale irregolare.

 Disponibili presso i dealer Lancia e i canali della grande distribuzione, nei negozi di elettronica di consumo e specializzati, oltre che nei principali store online, l’e-bike Platum Lancia Ypsilon Brio è disponibile a partire da 1.049€, la Platum Lancia Ypsilon Incanto e la Platum Lancia Estro da 1.249€ e la Platum Lancia Genio a partire da 1.499€.

Biciclette- Ancma: nel 2021 numeri record in Europa.

L’industria europea del ciclo fa segnare nuovi record: dopo l’andamento molto positivo dell’anno precedente, il mercato 2021 ha superato per la prima volta i 22 milioni di pezzi venduti. E grazie alla spinta di una rinnovata domanda di mobilità sostenibile e attiva a crescere in Europa sono anche la produzione di biciclette ed e-bike, gli investimenti e l’occupazione nel settore. È quanto emerge dall’ultimo report annuale dell’industria e del mercato della bicicletta Europea di CONEBI (Confederazione Europea dell’Industria Bici, E-Bike, Componenti ed Accessori) diffuso stamane in Italia da Confindustria ANCMA (Associazione Nazionale Ciclo Motociclo Accessori).

La crescita nell’Eurozona è stata trainata in particolare dalla continua e robusta domanda di e-bike, che ha superato i 5 milioni di unità vendute. Le vendite totali di biciclette ed e-bike hanno raggiunto il valore di 19,7 miliardi di euro, + 7,5% rispetto al 2020.

Guardando alla produzione di biciclette ed e-bike, il report di CONEBI registra una crescita stimata di circa il 10% rispetto al 2020, corrispondente a poco più di 16 milioni di unità in Europa nel 2021. Anche la produzione di parti e accessori per biciclette è aumentata nel 2021, raggiungendo un valore di 3,6 miliardi di EUR (dai 3 miliardi di euro nel 2020).

“Il reshoring è in atto e le note interruzioni della catena di approvvigionamento stanno innescando una nuova ondata di industrializzazione in Europa: è un processo che richiederà tempo, ma rappresenta un’opportunità unica per l’ecosistema industriale europeo di crescere in modo sostenibile nel lungo termine. Più produzione locale – a partire dalla produzione di componenti – e vicinanza al consumatore, sono una parte essenziale della transizione”, ha sottolineato Erhard Büchel, Presidente del CONEBI.

Nel 2021 gli investimenti complessivi del settore sono arrivati a un livello di oltre 1,75 miliardi di euro, +17% rispetto agli 1,5 miliardi di euro dell’anno precedente. I posti di lavoro diretti nel settore manifatturiero sono passati da oltre 77.500 nel 2020 a quasi 87.000 nel 2021, il che porta il totale dei posti di lavoro diretti/indiretti in Europa a una stima di circa 170.000. Inoltre, delle oltre 1.000 PMI presenti in Europa nel 2020, si stima una crescita numerica dal 5 al 10% nel 2021.

“Sono lieto di vedere che il nostro settore – in termini di creazione di posti di lavoro green, produzione locale sostenibile, imprenditorialità e investimenti, innovazione e impronta ambientale – stia contribuendo concretamente agli obiettivi dell’Unione Europea, rendendo l’industria una delle più grandi all’interno Green Economy” – ha dichiarato Manuel Marsilio, Direttore Generale CONEBI.

Per Paolo Magri, presidente di ANCMA, “i dati di CONEBI confermano che nell’ambito della bicicletta sono in corso profonde trasformazioni, per le quali è necessaria una presa di coscienza più compiuta anche da parte delle istituzioni: da un lato c’è una forte domanda che merita di essere valorizzata attraverso l’infrastrutturazione ciclabile e una rinnovata logica di incentivi all’utilizzo, mentre dall’altro si assiste all’evoluzione di paradigmi industriali, economici e produttivi di cui tener conto per coglierne al meglio le opportunità e dentro i quali anche il tessuto imprenditoriale italiano gioca e giocherà un ruolo molto significativo”.

Suzuki: da 70 anni nel mondo delle due ruote

Suzuki festeggia in questi giorni il 70° anniversario del suo ingresso nel settore motociclistico. Risale a giugno del 1952 il debutto sul mercato della bicicletta motorizzata Power Free, che fu il primo mezzo a motore venduto da Suzuki. Per la Casa di Hamamatsu questa è una ricorrenza molto importante perché cambiò la sua storia per sempre.
Con la nascita della Power Free è iniziato il percorso che ha portato Suzuki ad essere protagonista assoluta nell’ambito della mobilità e a diventare una realtà di primo piano del panorama industriale internazionale.

Tutto iniziò nel 1909 quando, Michio Suzuki, per migliorare le condizioni di lavoro e di vita di sua madre, tessitrice di magnifiche stoffe, realizzò, nel laboratorio della città natale di Hamamatsu, un telaio innovativo, capace di lavorare i tessuti in modo veloce, preciso, unico per l’epoca. La costruzione di telai per la tessitura fu un’attività che portò Suzuki a una crescita significativa nel corso dei decenni, fino allo scoppio della seconda guerra mondiale. Alla fine del conflitto, Suzuki avvertì un rallentamento del comparto tessile e iniziò a valutare l’ingresso in altri settori merceologici. Nel periodo post-bellico emerse subito un forte bisogno di mobilità da parte della popolazione giapponese; infatti, nella sola area di Hamamatsu emersero oltre 30 diversi costruttori di biciclette a motore.

A spingere Suzuki a entrare in questo florido mercato fu il Direttore di allora, Shinzo Suzuki, stanco di tornare a casa pedalando – spesso controvento – dopo essersi dedicato al suo passatempo preferito, quello della pesca.
Nella seconda metà del 1951 Shinzo ebbe un’idea innovativa, quella di introdurre un sistema capace di disaccoppiare il motore dai pedali così da permettere di usare la bici in modo normale a motore spento e di sfruttare la medesima catena per applicare alla ruota la spinta del motore.

Del progetto fu incaricato Yoshichika Maruyama, che aveva lavorato anche al prototipo di un’automobile prima della guerra che era un vero appassionato di motori. Grazie all’esperienza industriale maturata con la costruzione dei telai tessili, il passaggio dal tavolo da disegno all’officina fu rapido, tanto che già nel gennaio del 1952 iniziarono i test del primo prototipo, battezzato Atom ed equipaggiato con un motore da 30 cc. La sua potenza, pari a soli 0,2 Cv, apparve subito troppo limitata e il 3 marzo fu messo in strada un secondo prototipo, questa volta spinto dal motore definitivo, un’unità da 36 cc con una potenza massima di 1 cv a 4.000 giri.

Shinzo e lo stesso fondatore, Michio Suzuki, furono coinvolti nelle prove per verificare di persona il comfort e la praticità. Sulla base delle loro indicazioni furono apportate tutte le necessarie modifiche per la definizione del modello di serie, avvenuta il 12 aprile.

Per avviare la produzione, Suzuki decise di appoggiarsi a vari fornitori esterni, scegliendo di occuparsi internamente solo del motore e dei componenti che gli gravitavano attorno.

La Power Free sfoggiò da subito il meccanismo a doppia corona che le permetteva di muoversi indifferentemente come una bicicletta muscolare o come un mezzo a motore. La meccanica fu brevettata, accoppiata anche a un esclusivo sistema di trasmissione a due rapporti dotato di frizione multidisco a bagno d’olio, un’altra caratteristica unica.

Grazie a questi accorgimenti, la Power Free mise in mostra prestazioni e facilità di guida superiori ai mezzi della concorrenza.

Un gruppo di 10 Power Free, guidato da Shinzo Suzuki e Yoshichica Maruyama partecipò, il 1° maggio, alla parata del Festival di Hamamatsu, attirando la curiosità del pubblico che era lungo le strade.

Il 5 giugno la Power Free fu esposta e per la prima volta messa in vendita su prenotazione in uno stand di fronte alla Camera di Commercio e dell’Industria ad Hamamatsu. L’operazione fu ripetuta una decina di giorni più tardi presso lo Shirokiya Department Store, nel distretto Nihombashi, a Tokyo, e anche in quella occasione l’accoglienza del pubblico fu molto calorosa.

La Power Free sarebbe diventata di sicuro un fenomeno di tendenza, con vendite in crescita costante, ma la sua carriera si rivelò piuttosto breve.
Con l’entrata in vigore di un Codice della Strada aggiornato, nell’agosto del 1952, ci fu una spinta alla progettazione di motori di maggior cubatura, più prestanti e più in linea con le richieste del pubblico.

La Power Free rimase in produzione ancora per qualche tempo, lasciando però il ruolo di portabandiera del marchio alla Diamond Free da 60 cc del 1953, le cui vendite si attestarono inizialmente attorno ai 4.000 esemplari al mese per poi raggiungere quota 6.000 grazie all’eco del suo trionfo nella prima gara in salita disputata sul Monte Fuji, sempre nel 1953.

Anche se dal punto di vista numerico la Power Free non ha raggiunto volumi di rilievo, il suo ruolo nella storia di Suzuki è comunque fondamentale. Al di là del valore simbolico dell’essere stata la prima due ruote di Hamamatsu, ha dimostrato infatti da subito la capacità di Suzuki di innovare e di compiere scelte originali, una filosofia che non è mai stata abbandonata e che è stata premiata da tanti successi, sia sportivi sia commerciali.

Nel 1960 Suzuki fece per esempio il suo debutto nel mondo delle corse motociclistiche, vincendo quindi nel 1962 il primo Gran Premio e il primo Campionato del Mondo. Da allora Suzuki non ha mai smesso di essere grande protagonista nelle competizioni, sia nel motocross, dove ha colto innumerevoli trofei, sia in pista. Nel tempo i piloti Suzuki hanno vinto sette titoli mondiali nella classe regina del Motomondiale, mentre nell’Endurance la Casa di Hamamatsu ha ottenuto venti allori iridati. Il tutto senza dimenticare i molteplici trionfi nel Campionato AMA Superbike e al Tourist Trophy dell’Isola di Man. Quanto alla produzione di serie, Suzuki ha proseguito lungo il cammino iniziato con la Power Free, ampliando via via la gamma con prodotti innovativi e sempre dotati di uno stile personale. Tanti modelli di Hamamatsu hanno scritto pagine memorabili della storia del motociclismo, rivoluzionando a più riprese il mondo del fuoristrada così come quello delle supersportive, delle crossover e degli scooter. La gamma attuale rispecchia questa vocazione pionieristica e propone mezzi che si distinguono nei rispettivi segmenti per il design, le prestazioni, il piacere di guida e l’affidabilità.

ANCMA:  Mercato Biciclette 2021

L’Italia sale in sella. La mancanza di prodotto, le difficoltà globali di approvvigionamento e i ritardi nelle consegne, che interessano la filiera del pedale negli ultimi anni, non frenano il desiderio di bici degli italiani. Dopo i numeri record del 2020, con oltre 2 milioni di pezzi venduti, il mercato 2021 sfiora infatti il dato dell’anno precedente, fermandosi a 1.975.000, pari a un -2%.

Le stime annuali diffuse stamane da Confindustria ANCMA (Associazione Ciclo Motociclo Accessori) descrivono un mercato nazionale in salute, dove le biciclette tradizionali, con 1.680.000 pezzi venduti, segnano una leggera flessione (-3%), mentre le eBike continuano, anche se in modo meno robusto, la loro crescita con 295mila biciclette a pedalata assistita vendute, +5% sul 2020. “Un risultato molto positivo – ha commentato Paolo Magri, presidente di ANCMA – raggiunto in assenza degli incentivi all’acquisto, che avevano contribuito al considerevole dinamismo della domanda post-lockdown nel 2020”.

Si consolida quindi il protagonismo della bicicletta come strumento di mobilità e svago, “un elemento che – secondo Magri – esige di essere valorizzato dal punto di vista culturale e per il quale continuiamo a ritenere necessario un passaggio dalla logica di incentivi all’acquisto a una visione corale di incentivi all’utilizzo fatta, ad esempio, di maggiori investimenti sulle ciclabili, sulla promozione dell’utilizzo, la sicurezza degli utenti e la promozione internazionale dell’Italia come meta cicloturistica”.

I dati di mercato stilati da ANCMA permettono inoltre di misurare l’andamento dell’industria di riferimento che, con più di 3,2 milioni di biciclette, fa segnare nel 2021 un aumento della produzione vicino al 7%. Sotto la voce produzione si distingue il segmento eBike, che da solo cresce del 25%, mentre la bici muscolare registra un + 5% sul 2020 e oltre 2,9 milioni di pezzi prodotti. 

Positivi, con aumenti a doppia cifra, anche i dati che riguardano l’export di biciclette muscolari (+21%) e quello delle eBike (+56%) per un valore complessivo di 418 milioni di euro (+ 45%), mentre ancora più significativo è il valore dell’export di parti e componenti, che arriva a un totale di 528 milioni di euro (+36%). Una tendenza, quest’ultima, che consolida la tradizionale eccellenza produttiva italiana di selle, gruppi, telai, ruote per bici di alta gamma.

Infine, a crescere sono pure il volume e il valore complessivo dell’import – segno dell’impennata della domanda interna e dell’influenza delle dinamiche internazionali sulle scorte di componenti delle aziende assemblatrici di biciclette – che portano a chiudere eccezionalmente la bilancia commerciale del settore ciclo con un saldo negativo di 64 milioni di euro.

Sito web creato con WordPress.com.

Su ↑